venerdì 20 maggio 2011

Ansa Notiziario Libri - 20 maggio 2011

LIBRI: DAL G8 A SANDRI, SE LA VIOLENZA INDOSSA LA DIVISA
(NOTIZIARIO LIBRI)
ROMA
(ANSA) - ROMA, 20 MAG - TOMMASO DELLA LONGA E ALESSIA LAI, 'QUANDO LO STATO UCCIDE' (CASTELVECCHI, PP. 244, 16 EURO).
"Quando lo stato uccide". E' l'emblematico titolo di un libro che indaga nella violenza per mano delle forze dell'ordine.
Così come nel caso di Federico Aldrovandi e Gabriele Sandri, due giovani senza colpe ma sfortunati per essersi trovati al posto sbagliato nel momento sbagliato. Il primo, appena diciottenne, pestato a morte e senza motivo il 25 settembre 2005 da poliziotti. Il secondo, Gabriele (26 anni), l' 11 novembre 2007 si trovava su un'auto, sulla A1 nei pressi di Arezzo, alla volta di Milano per seguire la Lazio; fu colpito alla nuca da un proiettile partito da un agente della stradale che mirò quell'auto facendo partire il colpo. I casi di Federico e Gabriele sono noti alle cronache nazionali (come anche quello di Stefano Cucchi, il giovane romano che nell'ottobre 2009 morì mentre si trovava in stato di arresto) ma, secondo gli autori del libro Tommaso della Longa e Alessia Lai, c'é un sommerso inquietante; una realtà di abusi commessi dai tutori dell'ordine, poliziotti e carabinieri, che per errore, fatalità, incontrollabili provocazioni o eccesso di potere diventano protagonisti, dietro lo scudo della legge, di un gioco mortale che a volte "ci fa scappare il morto".
 In 'Quando lo stato uccide' gli autori indagano sul fenomeno e documentano le tante omissioni, bugie, omertà di allarmanti morti e violenze. Dalla "macelleria messicana" messa in atto alla scuola Diaz di Genova per il G8 del 2001, alla morte di Carlo Giuliani, ai tanti decessi in carcere mai chiariti, l'Italia è finita nella black list di Amnesty International, proprio - scrivono i due autori del libro - come "un paese dell'America Latina, dell' Europa orientale, del Sud Asiatico, dell'Africa nera. Certo sarebbe scorretto e sbagliato fare di tutt'erba un fascio. Sono in tanti, nel nostro Paese, i tutori dell'ordine che svolgono con serietà ed abnegazione le loro mansioni. E spesso lo fanno in condizioni di estrema difficoltà: in costante carenza di organico, senza equipaggiamenti adeguati, con una formazione permanente carente e con basse retribuzioni". Allo stesso tempo, però, non c'é da tacere su fatti di cronaca, di cui non ci sono statistiche ufficiali, fatto di "tinte fosche" che portano ad un "zona grigia" che mette sotto accusa l'azione di alcuni elementi delle forze dell'ordine.
Della Longa e Lai intervistano i sindacati di categoria, parlano con i familiari di Federico, di Gabriele, di Stefano, di Carlo. Storie familiari di un comune dolore per giungere alla verità ed alla giustizia. In aiuto, negli ultimi anni, sono arrivati la rete e i social network. Da lì si sono mossi tanti testimoni, si è giunti ad avere prove, l'opinione pubblica ha potuto sapere. "La legge non aiuta. Le forze dell'ordine - affermano della Longa e Lai - agiscono all'interno di un quadro legislativo 'a maglie larghe' che, ieri per gli anni di piombo, oggi per il cosiddetto terrorismo internazionale, assegna un potere discrezionale che purtroppo, in alcuni casi, apre la strada ad eccessi pericolosi. E allora il cittadino ha il diritto di sentirsi in pericolo? Esposto a 'errori' che il più delle volte non trovano giustizia in un sistema che sembra tendere a proteggere se stesso piuttosto che la comunità, il cittadino deve essere costretto a temere anche loro? I tutori dell'ordine? La risposta deve essere un 'no' deciso. E i primi a darla devono esserlo coloro che vestono la divisa". (ANSA).
MAS/S0B QBXB

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