venerdì 27 maggio 2011

Caso Rasman – Intervista a Giuliana Rasman: “Chiarire tutte le dinamiche della morte di mio fratello”

a cura di Tommaso Della Longa e Alessia Lai
Riccardo Rasman viene ucciso il 27 ottobre 2006. La morte sopraggiunge per “asfissia posturale” dovuta all’intervento di quattro poliziotti chiamati dai vicini di Riccardo che riferivano di un lancio di petardi dal suo balcone e di uno stato di estrema agitazione. Riccardo soffriva di sindrome schizofrenica paranoide causata dagli atti di nonnismo subiti durante la leva militare obbligatoria. Per questa ragione gli era stata riconosciuta l’infermità dipendente da cause di servizio. Un italiano nei confronti del quale lo Stato era a dir poco debitore. Lo stesso Stato che anni dopo lo ha ucciso, la prima volta nella sua casa, legato e immobilizzato come una bestia, la seconda quando ha affidato le indagini sulla sua morte agli stessi agenti coinvolti nella colluttazione. In primo grado tre dei poliziotti sono stati condannati a 6 mesi di carcere con pena sospesa e al pagamento di una provvisionale di 60mila euro. La sentenza viene confermata in secondo grado. È singolare che la quarta persona indagata per la morte di Riccardo, la poliziotta intervenuta sul posto assieme ai tre colleghi uomini, sia stata scagionata da ogni accusa visto che, come ha avuto modo di affermare nella sua arringa finale l’avvocato della famiglia Rasman, Claudio De Filippi, la luce nell’appartamento nel quale il giovane triestino è stato ucciso era accesa. I presenti non potevano non aver visto, non potevano non essersi resi conto del dramma che si stava consumando in quell’appartamento. Per questa ragione l’avvocato De Filippi parla della necessità di estendere alla poliziotta assolta almeno la responsabilità civile per quanto accaduto. Lo studio legale De Filippi intende anche fare ricorso alla Corte di Strasburgo e denunciare lo Stato italiano per violazione dei diritti umani nella vicenda di Riccardo Rasman.
Abbiamo voluto parlare con Giuliana, la sorella di Riccardo, che dal giorno della sua scomparsa non ha mai smesso di chiedere che venisse fatta giustizia e luce su quanto accaduto al giovane triestino.

Qual è attualmente la situazione giudiziaria?
Anche in appello i poliziotti responsabili della morte di Riccardo sono stati condannati per omicidio colposo a 6 mesi con la condizionale, come ci aveva riferito il nostro avvocato Giovanni Di Lullo.

Abbiamo letto sul vostro blog che puntate il dito anche sui vigili del fuoco: cosa avrebbero fatto e quali sono le prove di “colpevolezza”?
Gli stessi vigili del fuoco hanno verbalizzato davanti al pm che avevano legato le caviglie di Riccardo con un cordino. Noi abbiamo trovato sotto il letto il filo di ferro a forma di 8 girato su se stesso 4 volte, con segni di sangue, oltre un pezzo di carne sotto il tappeto. Li abbiamo consegnati, sono negli atti, ma ancora non esaminati.  Dicono che subito dopo che gli avevano messo le manette ai polsi sono arrivati altri agenti che gli hanno detto di andare via, i vigili sono scesi lasciando Riccardo ferito - si vedono le fotografie del muro sporco di sangue ma non hanno chiamato il 118, né hanno fermato gli agenti.  Dopo 10 minuti sono stati richiamati al 4° piano ma ormai era morto.
Sempre nel blog parlate di una sorta di “condanna a morte” contro Riccardo e di alcuni biglietti ritrovati? Ci può spiegare nel dettaglio?
Abbiamo trovato in un cassetto della casa dove Riccardo è stato ucciso un biglietto che diceva PER MORTO RICCARDO VEDRA’ TRA QUALCHE TEMPO QUESTA POSIZIONE. Sopra e sotto ci sono delle date che risultano essere l’inizio di una causa per una servitù di passaggio che un avvocatessa, Fabia Bossi, aveva avviato per poter avere il diritto di passare sul terreno dei Rasman. La data in basso risulta essere la data dell’udienza nella quale la madre di Riccardo fu assolta davanti al giudice di pace quando fu accusata di averle detto che  era una ladrona. Dopo qualche giorno la Bossi mise il biglietto sul campanello della casa in cui Riccardo è morto, e sulla porta delle scale con la stessa penna avrebbe scritto un insulto molto pesante. Abbiamo trovato in una agenda di Riccardo quel che lui ha scritto quando ha trovato quel biglietto: ha scritto nome e cognome dell’autrice perché aveva riconosciuto la grafia. Così dai primi di giugno del 2005 fino alla sua morte Riccardo viveva nel terrore, non andava mai da nessuna parte da solo e si faceva sempre accompagnare nel suo monolocale se andava una volta ogni tanto per pulire. Noi abbiamo chiesto sempre a Riccardo cosa lo tormentava  ma ci diceva che avrebbe risolto da solo,  non siamo riusciti a farlo parlare, abbiamo chiesto aiuto ai dottori del Centro di Salute Mentale, ma come compare anche dalla cartella clinica loro insistettero per denunciarlo e farlo portare via con la polizia (un Trattamento Sanitario Obbligatorio, ndr), noi ci siamo opposti,  non capivamo questa loro insistenza, ora sì. Su quel biglietto di minacce abbiamo fatto fare le perizie calligrafica e dell’inchiostro, sono state consegnate in procura.

Avete preparato un dossier ? Di cosa si tratta?
Il primo dossier è di 278 pagine presentato nell’ottobre del 2007,  per non far archiviare il caso,  poi un altro dossier con la ricostruzione dei fatti tratta dai verbali analizzati, con domande per i singoli testimoni, disegni dello stabile  - a dimostrazione che i petardi sono scoppiati davanti le finestre di Riccardo - e altro. Perizie dell’inchiostro, perizia delle telefonate registrate - e con nostra sorpresa erano state criptate delle frasi -   perizie del ritrovamento di materiale lasciato a terra, in casa di Riccardo, dal 118.

Il dossier sulla morte di Riccardo è stato visionato dalla magistratura?
A noi risulta che i giudici abbiano scritto nelle loro motivazioni che Riccardo era ubriaco e che aveva ferito una ragazza al timpano (per il presunto lancio di petardi, ndr). Allora non hanno letto neanche l’autopsia, mentre non c’è un atto medico che dimostra il ferimento della ragazza. Si sono solo basati su quello che gli hanno detto i poliziotti. Ci sorge il dubbio che non abbiano guardato niente.

Sulla morte di Riccardo si parla sempre di una persona con problemi mentali che aggrediva i vicini. Qual è la verità?
Riccardo non ha mai fatto un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), non era violento né aggressivo,  voleva farsi ben volere da tutti,  anche per dimostrare questo abbiamo messo nel dossier testimoni che descrivono come era Riccardo. In 3 anni che aveva quel monolocale non ci avrà dormito neanche 5 volte, anche il padre conferma che Riccardo andava lì qualche volta per farsi sentire e faceva andare la lavatrice, allora la vicina cominciava a battere la porta e Riccardo per farsi ben volere le portava la verdura della nostra campagna e le scrisse una lettera per favorire il buon vicinato. Questo lo può confermare l’intervista di “Chi l’ha visto” alla vicina, la signora Steiner. I pagamenti di luce e gas possono confermare che pagava solo la quota fissa.  Tra le carte di Riccardo ho scoperto che in luglio era andato con il padre dipartimento Diagnosi e Cura dell’ospedale maggiore non perché si sentiva male ma perché voleva chiarire, capire perché i vicini lo trattavano male e perché a Domio i dottori volevano ricoverarlo in modo coatto.  La dottoressa scrisse su un certificato tutto questo . Lo stesso certificato venne richiesto al direttore del dipartimento ma si dimostrò alterata la dichiarazione. 
  
Riccardo è stato al centro di salute mentale di Domio? Se sì, qual è il ruolo di quel centro in tutta questa storia?
Vi dico solo che il custode Polanz lavora per loro avendo un ufficio sociale a disposizione di tutti coloro che hanno bisogno del distretto 3, che sarebbe il centro salute mentale di Domio. Ha un telefonino a sua disposizione dove tutti possono chiamarlo 24 ore su 24. La vicina Steiner è molto amica dei Polanz. Da come lei spiega nel suo verbale ha sentito Riccardo perché aveva la radiolina tascabile che suonava, a lui piaceva Radio Birichina, cosi ha chiamato i Polanz  che alle ore 19,45 – lo dice lo stesso Polanz - hanno chiamato la polizia, ma i petardi sono stati lanciati alle ore 20 secondo più di una testimonianza e a quell’ora Riccardo era appena entrato in casa sua, saranno state le 19, 45 - visto che alle ore 19,30 aveva salutato i genitori e dei vicini in campagna - era tranquillo - e ci vogliono 17 minuti per arrivare fino al 4 piano del palazzo in cui si trovava la sua casa.  Lo stesso percorso è stato fatto in seguito e calcolato. Alle ore 20,09 la moglie del Polanz chiama la centrale ma non menziona il ferimento di sua figlia, e non può essere altrimenti perché alle ore 20, secondo un verbale, una testimone la vede sul terrazzino del vicino di Riccardo che gridava come una pazza. Il giorno dopo Polanz fece rapporto al Csm di Domio su cosa era successo ma non parlò del ferimento di sua figlia.  Questo risulta dalla cartella clinica, la seconda per la precisione, perché nella prima il dott. Colucci ci diede solo fogli con numeri, voleva nascondere tutto. Già nel luglio del 2006 noi familiari ci eravamo opposti al ricovero coatto di Riccardo,  allora evidentemente i dottori hanno pensato di agire in un altro modo.  Ci dissero che sarebbero venuti con la polizia e lo avrebbero portato via “così sarà finita una volta per sempre”. Questo significa che avevano deciso per un TSO anche se la famiglia di Riccardo non voleva. Anche per questo vorremmo tanto sapere a chi Polanz telefonò alle ore 19,45 del giorno in cui fu ucciso Riccardo. Il tribunale non ci ha mai permesso di scoprirlo.

Come si sono comportate le Istituzioni e la stampa con voi?
Il giorno dopo la morte di Riccardo vennero verso le ore 11 due agenti della questura, che ci dissero “i nostri uomini non fanno queste cose , se abbiamo sbagliato pagheremo”, c'era in quella occasione un rappresentante della Guardia di finanza,  gli hanno chiesto “cosa fai tu qui?”.  In seguito ci disse che lo avevano chiamato e gli avevano fatto firmare un documento per non divulgare notizie.  Non abbiamo mai più visto nessuno. Abbiamo chiesto di parlare con il pm Montrone ma ancora dopo un anno si è rifiutato di incontrarci. La stampa scrisse che Riccardo era un signor nessuno e che non aveva passato,  scrissero tutte le calunnie che i Polanz dichiararono volentieri, ma si rifiutarono da subito di scrivere quello che la famiglia denunciava, ci risposero: “non vogliamo che la polizia si arrabbi”.

3 commenti:

  1. Quando sono venuti alle 2 ore di notte , ci dissero che a Riccardo era venuto un colasso, e che non lo conoscievano, falso, hanno aspettato la conferma che era seguito dal centro di salute mentale ,hanno mandato via i vigili, presenti erano in 6 poliziotti, anche l'ispettore e il suo autista, chiusero la porta , dopo 10 minuti hanno richiamato i vigili ma oramai era senza vita, dalla registrazione della centrale si sente anche che la poliziotta assolta ha la voce affanosa come se avesse fatto una grossa fatica , anche lei ha fatto il suo dovere. ma i giudici questo non hanno sentito! Come padre ho avuto sempre speranza di una protezione giuridica e delle forze dell' ordine, questo per me era scontato non avrei mai pensato che dalla parte di quel ordine protettivo venisse la morte di mio figlio , e della famiglia che ha vissuto in pace con tutti , cercando di fare sempre del nostro meglio per il bene di nostro figlio e in fine essere trucidati in questa maniera ? deve venire fuori chi sono i compici e i mandanti, perche le nostre indagini ci hanno portato in quella direzione , innutile che vengano nascosti chi ha dato i raguagli di come dovevano svolgersi i fatti, devono spiegare perchè si sono inventati il ferimento del timpano? solo chiacchere ma non ci sono i risconti, perchè i giudici hanno lasciato morire le indagini , qui c'è un biglietto di minaccia di morte e nessun pm lo vede ? quando non c'è la polizia di mezzo cercano la pagliuzza , ma quando sono loro di mezzo non vedono la trave. L' avv. Fabia Bossi ha scritto ha scritto la sentenza di morte con il sostegno di altri e dottori. Perchè come è stato scritto cosi' è stato FATTO.

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  2. Caso Rasman , volete la VERITà??? Il custode Polanz che lavora per il centro salute mentale di Domio, è il primo che dovrebbe spiegare perchè ha chiamato qualcuno già alle ore 19.45 come dice lui quindi prima dello scoppio dei 2 petardi alle ore 20,secondo chi ha scritto il biglietto di morte l' avv. Bossi DOVREBBE SPIEGARE PERCHè HA SCRITTO QUEL BIGLIETTO?? e perchè prima e dopo la morte di Richi ha continuato a fare causa alla famiglia Rasman per aver diritto di passaggio sul terreno dei Rasman se ora si è fatta sul suo terreno un' altra strada, cosi'ora a 4 strade?? e il Comune di s. Dorligo con L'Ezit dovrebbero spiegare perchè dal 1997 non hanno mai detto ai Rasman che l'appoggiavano perchè il loro obbiettivo era di costruire una strada urbanistica? Sarà perchè come disse Miraz quella sera Riccardo era uno schiavo - dispregiativo per dire che siamo Istriani'? uno del consiglio comunale ci disse tutti gli Istriani li manderemo via da QUI.

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  3. Il Presidente del Tribunale di Trieste e il Giudice tutelare della Psichiatria hanno deciso che non è giusto sequestrare i beni ai poliziotti perchè non se lo meritano e non si meritano neanche i famigliari il pagamento dei danni perchè l' avvocato di Stato ha detto per 8 volte NO , continuando a sostenere la sua tesi di disprezzo verso Riccardo e verso i famigliari che a suo avviso non aveva niente a che fare con la persona massacrata a suo avviso subendo una condanna a morte giusta perchè il Tribunale di ROMA la Cassazione ha sbagliato la condanna , dimenticandosi che hanno solo confermando la condanna di Trieste. Cosi' continuiamo a chiederci se noi meritiamo tutto questo solo perchè siamo cittadini??? I Giudici chi tutelano la psichiatria o i malati ? I fatti parlano da soli purtroppo , noi non sappiamo cosa sia il potere meglio ancora l'abuso di potere , perchè abbiamo solo doveri ai diritti ci pensano loro.

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