mercoledì 6 luglio 2011

Salta anche la presentazione ai Mondiali Antirazzisti. Ecco la nostra posizione (parte seconda).


Nunzio Albanese, Mario Castellano, Carlo Giuliani, Michele Ditrani, Gregorio Fichera, Mohamed Khaira Cisse, Stefano Cabiddu, Diego Signorelli, Domenico Palumbo, Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Susanna Venturini, Gabriele Sandri, Pasquale Guadagno, Giovanni Grasso, Giuseppe Uva, Marco Di Prisco, Stefano Cucchi. Avremmo parlato di loro, soprattutto dei nomi meno conosciuti. Rimasti nei trafiletti dei giornali locali, serbati da famiglie che non hanno quasi mai avuto giustizia. L’8 luglio a Roma e il 9 a Bologna le loro storie dovevano essere protagoniste. Non noi. Non Alessia Lai, non Tommaso Della Longa. Ma loro, le vittime degli abusi in divisa. Non succederà: dopo l’annullamento della presentazione del nostro libro “Quando lo stato uccide” alla DinamoFest di Roma è arrivato, a ruota, quello dell’incontro che era in programma, sabato 9 luglio ai Mondiali Antirazzisti. Siamo rammaricati, ma non certo per una mancata passerella personale. Quello che ci intristisce è vedere venir meno degli spazi nei quali poter ricordare e dibattere, facendo così un favore a chi vorrebbe far calare il silenzio sulle violenze di Stato. Questo libro lo abbiamo scritto per non dimenticare quei nomi, persone uccise a prescindere dalle loro idee, dalla loro storia personale. Sarebbe inutile entrare nel merito del diktat che ha imposto l’annullamento delle date programmate già da tempo, visto che si basa sulla valutazione – pregiudiziale - delle nostre vite personali e non sul contenuto del nostro libro. Ma è importante sottolineare un atteggiamento che nulla ha a che fare con la libertà, i diritti, l’antirazzismo e che, al contrario, li calpesta senza diritto di replica. 

3 commenti:

  1. Siamo orgogliosi che nostro figlio non ha fatto mai del male a nessuno , ce l'hanno massacrato come se fossimo in guerra, non sapeva fare del male ma solo del bene... l'odio il razzismo e gli interessi non guardano in faccia la persona umile buona generosa ospitale , ma schiaccia come un carrarmato.Continuano a sciacciare i deboli gli opressi ,non hanno coscienza ma Riccardo scrisse -- LA VERITà SI RICONOSCE NELLA SAGEZZA-- essere saggi significa essere uomini fatti nella facoltà di ragionare per il BENE verso gli altri.

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  2. Biglietto di minaccia di morte , Riccardo riconobbe la scrittura e scrisse nel suo diario quando lo aveva trovato e nome cognome di chi lo aveva scritto , fatta perizia risulta esatto riconoscimento . Depositato in procura di Trieste dal 2007 , nessuno ha fatto indagini , per stabilire che non cera collegamento con la morte di Riccardo allora dice un proverbio- chi tace conferma-

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  3. Volete la verità? Dato che Riccardo quella sera non ha fatto niente, la nostra attenzione è andata verso un' altra direzione dato che avevamo trovatto in un cassetto in via grego un biglietto di morte , stava in quel posto dai primi di giugno del 2005 , riccardo aveva scritto in un diario quando lo aveva trovato e chi lo aveva scritto, aveva riconosciuto la scrittura, in quel anno viveva nel terrore ,non andava mai da nessuna parte da solo , tanto meno in via grego passavano mesi prima che andasse con qualcuno della famiglia. Disse alla madre che saremmo venuti a piangere sulla sua tomba , avevamo chiesto aiuto ai dott. del csm ,loro invece di aiutarci a capire cosa cera che lo tormentava ci incoraggiarono a denunciarlo alla polizia , perchè cosi' ci risposero funziona la costituzione italiana. riccardo scrisse - occorreva proprio questo biglietto , morbosa idea , vecchio conio , niente di dignitoso, è meglio non dire niente la verità si riconosce nella saggezza. Chi gli voleva far del male a Riccardo e perchè? Cosi' Riccardo invece di denunciare la persona che lui sapeva essere un avv, fabia bossi ha preferito lasciar perdere perchè sapeva che le cose sarebbero andate come nel 1999 , quando denunciò i 2 poliziotti per il pestaggio subito in casa dei genitori, ma poi lui stesso fu denunciato per calunnia e condannato. è molto amaro avere le spalle al muro , tutta questa persecuzione aveva uno scopo , hanno colpito la parte più debole della famiglia , Riccardo non ha fatto niente , la sua colpa era di essere figlio di istriani che abitavano e avevano la campagna in una zona dove l'odio è ancora vivo forte, dove un comune di minoranza slovena voleva defraudare con inganno il terreno dei genitori , usando il potere conoscendo avvocati , dottori, poliziotti, per schiacciare una famiglia con la forza , tanto sono gente da macero , lo calunniarono anche da morto che era un signor nessuno e non aveva passato, una persona brutta , che era uno sci'avo , l'odio acceca , ecco perchè nessuno del comune è venuto a fare le condoglianze , cercare di capire cosa era sucesso come succede da persone civili in altri casi. Ora è ora di chiarire perchè hanno nascosto gli atti pubblici ,dicendoci che sono privati ,e che avrebbero dovuto chiedere il permesso ai proprietari. Qui siamo in un altro Stato? Riccardo è morto per un pezzo di terra ,le date sul biglietto spiegano che sarebbe morto per questo.

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